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13 Gennaio 2025
DISOCCUPATI, INOCCUPATI, MISMATCH

Sia il numero degli occupati che quello dei disoccupati è diminuito rispetto al mese precedente. Il tasso di disoccupazione è sceso al 5,7%, rispetto al 5,8% di ottobre, ma ha mostrato un incremento significativo tra i giovani, salendo al 19,4% (+1,4 punti).


Secondo i dati diffusi dall'Istat a novembre 2024, sia il numero degli occupati che quello dei disoccupati è diminuito rispetto al mese precedente. Il tasso di disoccupazione è sceso al 5,7%, rispetto al 5,8% di ottobre, ma ha mostrato un incremento significativo tra i giovani, salendo al 19,4% (+1,4 punti).

Il Governo fa notare il dato positivo, e non potrebbe essere altrimenti.

Tutto bene dunque?

Assolutamente no. E vediamo il perché.

Crescono gli inattivi.

Chi sono gli inattivi?  Gli inattivi non sono né occupati né disoccupati; non hanno un lavoro e non lo cercano. Non fanno parte della forza lavoro.

Il tasso di inattività sale a novembre 2024 al 33,7%, +0,1 punti rispetto al mese precedente. Siamo i peggiori in Europa.

In un anno, dal novembre 2023 al novembre  2024 Il numero di inattivi aumenta  di 335 mila unità tra gli under 35, diminuisce nelle altre classi d'età ed è sostanzialmente stabile tra le donne.

Questi numeri ci dicono che le cose vanno meglio  per gli over 50  (in quella fascia d’età scendono del 2,1%). E che le cose vanno molto peggio per gli under 35, che salgono del 5,5%. Questi numeri ci dicono che, in Italia, la perdita di un lavoro rende estremamente difficile trovare una nuova occupazione, e che  un numero crescente di giovani terminati gli studi non lavorano e non studiano. E non cercano neppure un lavoro, scoraggiati da un’offerta che non accolgie le loro competenze. Quello che hanno studiato non serve loro per entrare nel mondo del lavoro. Ci riferiamo ad almeno 350.000 persone sotto i 35 anni di età.

Ecco il Mismatch presente nel titolo: l'incongruenza tra le competenze acquisite dai lavoratori e quelle realmente richieste dal mercato.

E’ a questa enorme potenziale forza lavoro che andrebbero dedicate le maggiori attenzioni , attraverso programmi di sostegno e formazione mirati al loro inserimento nel mercato del lavoro. Invece le cose non vanno affatto in questa direzione.

La spesa complessiva per l’istruzione in Italia è la più bassa in Europa. Siamo maglia nera in un ambito così cruciale per costruire il futuro dei nostri giovani e della nostra economia. Perché è col lavoro che si produce ricchezza, e solo con l’aumento del Prodotto Interno Lordo si abbassa il debito pubblico, che drena le casse dello Stato ben più delle spese per l’istruzione (90 miliardi per pagare gli interessi sul debito. 70 miliardi per tutte le risorse dedicate alla Formazione, comprese scuola e Università).

I dati del mercato del lavoro ci dicono al contrario che una maggiore attenzione alla Formazione, a tutti i livelli e in tutte le sue forme, è questione centrale e ineludibile per il futuro dell’Italia.


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